Libia, ora l’Italia punta il dito: “Dietro gli scontri c’è Macron”
Libia, ora l’Italia punta il dito: “Dietro gli scontri c’è Macron”
Matteo Salvini punta il dito contro Parigi: “Dietro gli scontri armati c’è la mano di qualcuno che fissa delle date delle elezioni senza interpellare gli alleati…”. E Fico lo segue: “Problema grave lasciato dalla Francia”
“Nulla succede per caso”, ha fatto notare ai giornalisti il ministro dell’Interno dopo aver lasciato Palazzo Chigi per un Consiglio dei ministri in cui si è parlato anche di Libia, “Il mio timore è che qualcuno per motivi economici nazionali metta a rischio la stabilità dell’interno nord Africa e conseguentemente dell’Europa. Spero che il cessate il fuoco arrivi subito“.
E a chi gli chiede se il riferimento è a Emmanuel Macron, aggiunge: “Penso a qualcuno che è andato a fare una guerra e non doveva farlo, a qualcuno che fissa delle date delle elezioni senza interpellare gli alleati, l’Onu, i libici. Le forzature, le esportazioni di democrazie e la fissazione di date elettorali a prescindere da quel che pensano i cittadini, non hanno mai portato nulla di buono“.
“È un problema grave che ci ha lasciato senza dubbio la Francia”, gli ha fatto eco in serata Roberto Fico, presidente della Camera e volto storico del Movimento 5 stelle, “C’è una tensione enorme ed è qualcosa di cui l’Europa si deve fare carico assolutamente.
Ora siamo sull’orlo di una nuova questione di guerra civile che ci ha lasciato in qualche modo la Francia. E allora dobbiamo parlare con molta intelligenza, analizzando dati, questioni, non polarizzando scontri“.
Salvini comunuque escluso interventi militari “perché non risolvono nulla”. “E questo dovrebbero capirlo anche altri”, ha spiegato, “L’Italia deve essere la protagonista della pacificazione del Mediterraneo. Le incursioni di altri che hanno altri interessi economici non devono prevalere sul bene comune che è la pace.
E non fa mancare il suo sostegno “alle autorità libiche riconosciute” e il ringraziamento “alla Guardia costiera libica che sta continuando a fare positivamente il suo lavoro e speriamo di tornarci il prima possibile”. “Anch’io sono a disposizione a correre qualche rischio e tornarci il prima possibile perché è troppo importante una Libia finalmente pacificata“, ha aggiunto il vicepremier. Che ai cronisti che chiedevano se avesse cambiato idea sul fatto che Tripoli potesse essere “porto sicuro” per i migranti, si è limitato a dire: “Chiedetelo a Parigi”.
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